top of page

Indonesia, ma sopratutto Komodo

Dopo aver pianificato viaggi un po' dappertutto senza poterli realizzare a causa di restrizioni e divieti vari, abbiamo scelto l’Indonesia perché era tra le mete raggiungibili senza particolari test e quarantene.  E’ anche una delle poche destinazioni asiatiche dove l’estate non coincide con la stagione delle piogge.
L’arcipelago é grande e abbiamo dovuto fare delle scelte, con Cleo appena duenne non volevamo esagerare negli spostamenti e abbiamo deciso di limitarci a 3-4 tappe.  Non abbiamo avuto dubbi su Yogyakarta e Bali. Il trekking sul vulcano Bromo l’abbiamo scartato per la tenera età di Cleo, le difficoltà logistiche e un po' di pigrizia (levatacce all’alba, temperature rigide, lunghi spostamenti in auto). Jakarta l’abbiamo aggiunta solo per riposarci dopo il volo e per ripartire alla fine del viaggio.
I dubbi li abbiamo avuti su dove trascorrere qualche giorno al mare, alla fine abbiamo scelto Komodo e per fortuna perché é stata una bellissima scoperta.

Spostamenti

Per spostarci da Jakarta a Yogyakarta e poi a Bali e Komodo abbiamo preso dei voli interni, ci sono diverse compagnie low cost. Noi abbiamo usato AirAsia e CitiLink, ottime, quasi puntuali (ritardi di massimo un’ora) ed il livello del servizio a bordo e a terra é migliore delle low cost europee. Anche Garuda, che non abbiamo usato, ha un’ottima reputazione, LionAir invece l’ha pessima (cancellazioni, ritardi e persino incidenti).  

Per spostarsi  nelle città e a Bali, ci sono diverse possibilità: driver privati, taxi, Grab o Gojeck.
I driver privati si prenotano di solito a giornata o mezza giornata. Noi abbiamo preso un driver per mezza giornata a Yogyakarta (per visitare la zona di Borobudur) e tre giorni a Bali, per girare l'isola. Sia il driver di Yogyakarta prenotato tramite l’hotel che quello di Bali, contattato direttamente da casa, sono stati gentilissimi, super disponibili ed onestissimi. Nessun tentativo di ottenere extra rispetto a quanto pattuito (si va dai 30 ai 70 euro a giornata). 
Riguardo i taxi, si possono prendere quelli della Bluebird sia fermandoli per strada che prenotandoli attraverso l’app. Altre compagnie di taxi sono invece da evitare perché spesso
 non hanno il tassametro. Oppure si possono usare le versioni locali di Uber (che non esiste in Indonesia) ossia Grab e Gojeck. I costi sono leggermente inferiori a quelli già bassi della Bluebird ma le auto sono di solito meno curate e pulite. L’inglese lo parlano in pochi e male ma se usate le app non c'è problema. 
 

IMG_5369.JPEG
IMG_5359.JPEG

Jakarta

Avevamo bassissime aspettative, ma tutto sommato la capitale dell'Indonesia non é cosi tremenda come la dipingono. Per recuperare le energie dopo il lungo viaggio ci si puo' fermare un giorno o due, senza annoiarsi. Abbiamo alloggiato in un hotel con una bella piscina nella zona delle ambasciate a sud della Merdeka Square (si chiama cosi...) che é una grande piazza/giardino su cui si affacciano diversi ministeri ed il Museo Nazionale.
Per spostarsi da una zona all’altra della città ci si muove in auto, non esistono marciapiedi o sono impercorribili. 
Kota Tua, la zona che conserva le vestigia della città coloniale olandese, la vecchia Batavia, merita una rapida visita. Li vicino c'è anche il mercato cinese di Glodok che é molto interessante, non bello ne piacevole, ma senza dubbio esotico. Elio e Filippo lo ricordano per le curiose mercanzie esposte (serpenti, lumache, rane vive etc.). Sia la zona coloniale che il mercato sono semipedonali e ci si può prendere una pausa dal traffico caotico della città. Per pranzo ci siamo fermati alla Pantjoran tea house, pulita, d’atmosfera e con ottimi dumplings. Sempre in zona,  al ritorno, abbiamo cenato al caffe Batavia. E’ un affascinante edificio coloniale, tenuto non benissimo. Il cibo é tradizionale indonesiano, non cattivo ma neanche eccezionale. Forse é meglio fermarsi solo per un drink, giusto per dare un’occhiata.
Oltre a Kota Tua non c'è molto da vedere, il Museo Nazionale in Merdeka Square potrebbe essere interessante (noi l’abbiamo trovato chiuso per festività), altrimenti ci sono i moderni centri commerciali, frequentati dalla borghesia indonesiana. Abbiamo trascorso un paio d’ore al Grand Indonesia Mall, il piu' grande in zona centrale. Ai vari vallet parking del mall ci sono file di indonesiani benestanti e paffuti che aspettano carichi di pacchetti i loro magrissimi chauffeurs. All’interno del Grand Indonesia c'è anche Alun Alun, un  bel negozio con oggetti e vestiti tradizionali di qualità, ottimo per acquistare regali e souvenir senza essere costretti a trattare il prezzo.
Una sera per cena siamo stati anche allo Skye, in cima alla BCA tower, che offre un' apprezzabile cucina Indonesiana moderna oltre ad una fantastica vista sulla città, raccomandato. I bambini non possono accedere al lounge, ma la vista dal ristorante é altrettanto bella. 

IMG_5675.JPEG
IMG_5466.JPEG
IMG_5585.JPEG
IMG_5696.JPEG

Yogyakarta e dintorni 

La città non ci ha entusiasmato, la via principale dello shopping (Malioboro) coi negozi di batik (i vestiti di seta colorati che indossano tutti gli Indonesiani), la città vecchia con le sue casette e le rovine dei palazzi antichi (Taman Sari) non sono spiacevoli ma neanche imperdibili. Le abbiamo dedicato una mezza giornata ed é un tempo sufficiente. 
Imperdibili sono invece I templi di Borobudur e Prambanan, che si raggiungono da Yogyakarta rispettivamente in poco più e poco meno di un’ora.  


Borobudur  é il più grande tempio buddista del mondo, antichissimo (nono secolo), immerso in una foresta di palme ed alberi tropicali. 
Abbiamo ingaggiato sul posto un’ottima guida che parlava italiano (con forte accento indonesiano) e che ha reso la visita ancora piu interessante (costo circa 10 USD per piu' di due ore).  
Vicino a Borobudur abbiamo poi visitato anche il tempio di Pawon, coevo di Borobudor é circondato da un bel giardino dove si può giocare con le liane che pendono dagli altissimi alberi secolari.


Prambanan é un magnifico tempio induista, come Borobudur é immerso nel verde e merita una visita di almeno un paio d’ore. Al tramonto é un luogo molto suggestivo. La sera é possibile assistere ad uno spettacolo di Ramayana nel teatro all'aperto vicino al tempio. Dev'essere molto bello ma vista la durata (2-3 ore) abbiamo deciso di rinunciare. 


A Yogyakarta alloggiavamo al Phoenix, hotel dei primi del '900 che ha mantenuto tutto il fascino dell’epoca. Ha anche una bella piscina ed un ristorante piacevolmente ventilato dove é piacevole riposarsi a fine giornata, sia per cena che per un drink. Raccomandato per l’atmosfera belle epoque. 

Una sera al museo Sonobudoyo abbiamo assistito ad uno spettacolo di Wayang Kulit, il teatro delle ombre giavanese. E’ veramente difficile apprezzarlo, il frastuono dell’orchestra gamelan (volume altissimo, impossibile conversare), la narrazione in indonesiano…siamo entrati a rappresentazione iniziata ed abbiamo resistito una decina di minuti,  incuriositi dagli altri spettatori che invece, stoici, rimanevano (alcuni per la verità addormentati sulle sedie). Al Sonobudoyo ci sono spettacoli di danza diversi quasi ogni sera, il programma si può consultare sul sito del museo.
 

IMG_5898.JPEG
IMG_5736.JPEG
IMG_6135.JPG
IMG_5921.JPEG

Bali

L’impressione é che Bali fosse un luogo magico una ventina d’anni fa. Ora la magia si trova a condizione di puntare sulle zone meno battute ed evitare le località più rinomate. I luoghi più famosi, come le risaie Tegallalang o il tempio di Uluwatu, sono ridotti a set fotografici. 


Le esperienze p belle/interessanti per noi sono state:
- le cascate di Banyu Wana Amertha, si percorre un sentiero nella giungla, facile e ben segnalato, per una ventina di minuti e si raggiungono le cascate dove é possibile anche fare il bagno (acqua freddina). E’ un luogo molto bello e pochissimo frequentato, si sentono solo i versi degli uccelli ed il rumore dell’acqua.
 
- Il tempio madre di Besakih, costruito sulle pendici di un vulcano, é immenso, il più grande di Bali (e l'unico aperto a tutte le caste) E' meno frequentato dagli stranieri per cui si riesce a godere un’atmosfera più autentica. Si può assistere alle processioni dei fedeli che cantano e ballano vestiti di bianco. 
- La Ubud Monkey Forest, seppur turistica, coi bambini (ma anche senza...) é imperdibile, si passeggia nel bosco, tra templi antichi e centinaia di scimmiette.
- Gli spettacoli di danza balinese nel palazzo di Ubud. La location all'aperto é di per se suggestiva e ci si può muovere nella corte del palazzo se ci si stanca di star seduti. I movimenti dei danzatori accompagnati dall’orchestra gamelan ed i loro costumi variopinti catturano l’attenzione anche dei più piccoli. Quelli del palazzo di Ubud sono spettacoli destinati ai turisti ma il gamelan e le danze occupano un posto importante nella vita dei balinesi (le preparano per mesi) e capita di assistere a celebrazioni un po’ ovunque sull’isola.
- Le affamate ed un po’ impressionanti carpe del Pura Tirta Empul che mangiano direttamente dalle mani dei visitatori.


Per l’alloggio abbiamo preso un bel resort fuori Ubud, tra palme e risaie, é una scelta che rifarei e forse una delle cose più piacevoli che si possono fare a Bali é godere della gentilezza e dell’ospitalità dei balinesi, tra massaggi, tuffi in piscina, amache e cenette a lume di candela. 

IMG_6447.JPEG
E1ABB977-5F5F-4B5C-81EA-15B5DA722AA4.jpg
IMG_6425.JPEG
IMG_6285.JPEG

Komodo

Tappa finale del viaggio, da sola vale tutte le ore di volo necessarie a raggiungerla. All’interno del parco non si puo' pernottare, non ci sono hotel ne costruzioni (tranne pochi villaggi autoctoni che non sono però autorizzati ad ospitare). Le isole del parco si visitano con piccole imbarcazioni o motoscafi (si possono prenotare sul posto a Lubuan Bajo o tramite i resorts). Le soste sono sempre le stesse: si sbarca sull’isola di Padar, per il bellissimo panorama, a Pink Beach, una spiaggia spettacolare di sabbia rosa, sull’isola di Komodo per i draghi e a Manta Point per lo snorkeling.  Ovviamente p é veloce la barca più tempo si trascorre sulle isole e meno a bordo. E’ un dettaglio da non trascurare perché le distanze non sono insignificanti. Quando siamo stati noi non c’erano molti visitatori, addirittura a Pink Beach e Manta Point siamo rimasti soli con le nostre guide. Sull’isola di Komodo si viene accolti al molo dai rangers del parco, perché i draghi sono pericolosi e non si può esplorare liberamente l’isola. Se si é fortunati  si possono osservare i draghi anche da molto vicino, noi ne abbiamo visti tre, due giovani ed un adulto. 
Per dormire si può scegliere tra delle crociere di qualche giorno a bordo di barche in legno p o meno grandi (e più o meno manutenute), piccolissimi resorts sulle isolette appena fuori dal parco (ce ne sono 4-5)  o la cittadina di Lubuan Bajo, sull’isola di Flores, dove c'è l’aeroporto. Con Cleo duenne la crociera l’abbiamo esclusa, Luban Bajo é da evitare, le spiagge non sono granché e  non c'è barriera corallina, il paesino é un'insieme disordinato di case ed edifici moderni.
Abbiamo scelto uno dei resort, il Seraya. E’ stata un’esperienza fantastica. Pochissimi ospiti (una ventina), spiaggia bellissima e semi deserta, attrezzata con lettini ed amache, ombreggiata dagli alberi. 
La barriera corallina di fronte al resort é semplicemente spettacolare, é persino più bella di quella di Manta Point, si fa snorkeling circondati da migliaia di pesci coloratissimi, si nuota con tartarughe giganti, mante e squaletti.
Di fronte al resort, raggiungibile in 10-15 minuti di canoa, c’é un’isoletta disabitata con una spiaggia bianchissima. Il cielo di notte é punteggiato da un’infinità di stelle e non si sente nessun rumore, se non la risacca del mare. 
Il ristorante é ottimo, ogni sera si può scegliere il pescato di giornata per la cena. Hanno anche un motoscafo veloce che abbiamo usato per visitare il parco di Komodo.  Raccomandatissimo. E' un posto da cui non si vorrebbe mai partire.

bottom of page